Arresto cardiaco nello sport? SI. CAPITA ECCOME!
Ma lo sport, NON ha MAI ucciso nessuno .L’IGNORANZA Si.

(Nel caso di Pier Mario Morosini, il giudice e i periti, hanno CONDANNATO PENALMENTE i due medici che decisero di NON usare i defibrillatori che avevano posato acconto a giocatore durante l’arresto cardiaco improvviso )
Per la morte di Pier Mario Morosini si fermò il campionato di serie A.

Da quel giorno, la nostra politica NON risponde e contribuisce ogni anno con una proroga CRIMINOSA a mietere vittime che potrebbero essere salvate.

Qualche mese fa ho letto che ad Amsterdam, citta’ dove trovare un defibrillatore pronto all’uso in caso di emergenza e’ la norma in molti luoghi pubblici, dal supermercato allo stadio, dalla palestra ai palazzi sede di uffici.
Lessi proprio di una ricerca olandese, che mi colpì molto, presentata al Congresso annuale della Societa’ europea di cardiologia che si e’ aperto a Monaco di Baviera, sembra togliere ogni alibi a chi, pigro per natura, giustifica la propria sedentarieta’ sostenendo che muoversi troppo senza essere abituati puo’ anche uccidere.
Certo puo’ accadere, ma stando ai dati illustrati da Arend Mosterd del Meander Medical Center di Amersfoort, trovarsi a fare i conti con un infarto indossando tuta e scarpe da tennis aumenta la probabilita’ di un lieto fine.
Lo studio ‘Arrest’ (Amsterdam Resuscitation Study) ha preso in esame tutti gli interventi di rianimazione effettuati nell’area metropolitana di Amsterdam.L’obiettivo era valutare la progonosi degli arresti cardiaci extra ospedalieri correlati a esercizio fisico, registrati dal 2006 al 2015.
Sono stati censiti 1798 casi l’anno di attacchi extraospedalieri sport-corretali, pari al 57%di tutti gli arresti cardiaci avvenuti fuori dall’ospedale.
Sull’intero triennio, gli autori hanno contato 847 arresti cardiaci extra-ospedale in persone che al momento dell’attacco stavano facendo esercizio fisico, oppure lo avevano fatto nell’ora precedente.
Nella maggior parte dei casi stavano pedalando o avevano pedalato in bicicletta; seguivano tennis, allenamento in palestra e nuoto.
Solo 10 dei pazienti erano donne, 37 erano 35enni o piu’ giovani.
La meta’ degli ‘sportivi’ e’ comunque sopravvissuta all’arresto cardiaco: una percentuale pari al 67%, tripla rispetto al 15% di sopravvivenza per attacchi extraospedalieri non sport-correlati.
Inoltre, nessuno dei sopravvissuti ‘fit’ aveva riportato danni neurologici.
Ma quali sono i fattori che migliorano la prognosi dell”infarto da palestra’?
”In parte il fatto che i pazienti colpiti da arresto cardiaco durante o appena dopo l’esercizio fisico sono piu’ giovani”, spiega Mosterd.
Ma c’e’ dell’altro: ”Essere colpiti da un attacco di cuore in pubblico significa anche avere intorno dei testimoni” e magari, se va di fortuna, non semplici curiosi bensi’
“persone in grado di prestare i primi soccorsi di emergenza in attesa dell’ambulanza”.
In questo senso, pero’, puo’ fare la differenza anche la citta’ in cui si trova al momento dell’infarto. Basti pensare che uno studio molto simile, condotto in Francia, aveva prodotto risultati ben diversi: la sopravvivenza dopo un arresto cardiaco extraospedaliero associato a esercizio fisico era del 16%, contro il 67% della ricerca olandese.

Il segreto dei Paesi Bassi? Piu’ testimoni con nozioni di primo intervento e piu’ defibrillatori nei luoghi pubblici.